lunedì 15 novembre 2010

Outside is America

Ultima serata a Los Angeles con tutta la stanchezza che ti arriva di colpo sulle spalle dopo aver lasciato tutta l'adrenalina per strada. Solitamente in questi momenti ci si chiede cosa si e' imparato dal viaggio e da questa esperienza, ma in questo caso e' difficile raccogliere tutto in una sola volta e riuscire a esprimere un sentimento che coinvolga ogni momento.
Ci sono stati davvero pochissimi momenti brutti in questo viaggio e sinceramente fatico anche a ricordarli. A questo punto possiamo anche svelare alcuni retroscena che non abbiamo comunicato prima per non impensierire inutilmente i familiari a casa. Ebbene si', nonostante l'estrema cautela e attenzione alla guida di Michele durante tutto il viaggio (e qui vi prego di fare una standing ovation al ragazzo che ha sempre rispettato i limiti di velocita' anche nei momenti in cui era chiaro che in America in pochi se ne curassero) in Kansas (amatissimo) siamo stati fermati dalla polizia all'interno della piccola cittadina di Topeka (che e' pure capitale del Kansas). Niente di grave, strada a due corsie a senso unico. Noi credavamo che forse a doppio senso e abbiamo svoltato a sinistra dalla corsia di destra. L'agente ci ferma, vede la targa dello stato di New York, e si avvicina al finestrino di Michele con la pila. Dopo qualche secondo capiamo che vuole che glielo abbassiamo pure. Dopo aver capito che oltre che a provenire da New York, eravamo tre italiani quasi si mette a sorridere e dopo aver controllato patente e carta di circolazione ci lascia andare con una educazione e una gentilezza che raramente si avverte dalla nostra polizia locale.
Questo aneddoto un po' rispecchia anche la generale predisposizione che gli americani hanno comunque sempre mostrato nei nostri confronti. Ogni passante o persona conosciuta nei vari locali ha sempre dimostrato una piacevole curiosita' e si son sempre rivelati molto disponibili.  E' stato molto divertente constatare piu' di una volta che qualche americano ci abbia chiesto che lingua parlavamo (saentento evidentemente il dialetto) e molto spesso rimanevano stupiti nel sapere che non eravamo francesi ma italiani. Pure il giapponese al Grand Canyon ci ha chiesto se lo eravamo, ma noi i piedi ce li laviamo!
Molto divertente e' stato anche l-incontro con alcuni ragazzi neri di Venice Beach che ci volevano vendere delle loro demo hip-hop. La strana coincidenza di trovare 3 italiani a Venice Beach City che provengono dalla "City Beah near Venice" li ha incuriositi parecchio ("oh-yo maaaan, that's great amigo").
Ci sno piaciuti tutti i colori dell'America. Da quelli della natura che cambiava miglio dopo miglio, che quelli delle persone che abbiamo incontrato. I latini che ogni tanto ti dicono "I know some words in italian man!". Quando gli chiedi se son parolacce rispondono "Yeah, it is". I nativi, che nella loro immensa serieta', in quei pochi sorrisi che non sai se nascondano ancora amarezza o tristezza, o se sia un modo di essere. Non allegri come gli americani colonizzatori, ma sempre disponibili anche loro e con quel profondo senso di fratellanza che in qualche modo percepisci quando parlano nella lingua nativa. Belli i colori dei palazzi di Manatthan e Chicago, tanto quanto quelli dei bizzarri centri di ristoro nei piccoli paesini tra le grandi pianure e il Colorado.
Colorado. posto incantevole, con un nome azzeccatissimo. Ma anche L'Arizona con il suo colore rosso e le sue rocce (anche se maledizione i CATUS DOVE CAVOLO SONO!!!), La California con le sue ricche colline e spiagge e il giallo dei campi dell'Iowa per non parlare dei colori autunnali del New Jersey.
Tante cose rimarranno dopo questo viaggio, molti ricordi che ognuno di noi ha collezionato alla sua maniera soddisfacendo le attese di tutti noi. Per tutte quelle cose che non sono scritte sul blog, ovviamente ce le diremo di persona tra qualche giorno.
Magari da Alan, come al solito.

Outside it's America

domenica 14 novembre 2010

Collina di Hollywood (scusate ma più di così il mio zoom non ce la fa)

Il Whisky A Go Go


Long Beach


Long Beach

Questa mattina dopo aver finalmente aggiornato il blog, anche perchè qui in ostello internet va un pò a colpi, ci siamo diretti a Long Beach.
Parcheggiata l'auto siamo subito andati alla ricerca di un posto per mangiare, visot anche che era ormai mezzogiorno passato.
Dopo una lunga, e dico lunga, camminata ci siamo fiondati a mangiare al primo baretto che abbiamo trovato.
Questo perchè a Long Beach c'erano solo alberghi, appartamenti e grattacieli, almeno questo è quello che abbiamo visto, sperando di essere stati nel vero centro di Long Beach (qui a Los Angeles è un casino capire dov'è il vero centro delle varie zone della città).
Finito di mangiare siamo tornati all'auto via spiaggia, quindi altra lunga camminata.
Indecisi su cosa fare abbiamo ripiegato su tornare a Hollywood, anche per fare così la foto alla famosa scritta sulla collina.
La scelta è stata azzeccata perchè camminando sull'Hollywood Boulevard, abbiamo trovato un tour che ci avrebbe portati nei posti di maggior interesse di Hollywood.
Saliti sul furgone siamo partiti per questo tour, la guida ci ha portato per primo sulla Mollholland Drive, dove dall'alto della collina abbiamo finalmente fotografato la scritta "Hollywood".
Poi ci ha portato a Beverly Hills, mostrandoci anche le ville dei divi del cinema (Orlando Bloom, Julia Roberts, Russel Crowe, Ozzy Osburne, Carmen Electra ect..).
Inoltre siamo passati per il Sunset Boulevar, mostrandoci così i vari locali famosi della zona (il Whisky A Go Go, il Roxi etc).
Finito il tour siamo andati a mangiare in un tipico fast food di LA, consigliato dalla guida del tour precendente.
Dopo l'ultima camminata sull'Hollywood Boulevard, trovando anche il posto dove ci sono le impronte dei divi impresse sul cemento, abbiamo ripreso la macchina e siamo tornati in ostello.
Venice Beach


Venice Beach

Santa Monica


Santa Monica

Ieri giornata "spiagge" di LA.
La mattina ci siamo diretti, tendola come prima tappa, a Malibù.
Arrivati sul posto ci siamo resi conto che scendere in piazza era praticamente impossibile, anche perchè li la costa è alta (quindi quasi solo scogli) ed anche perchè le case frontemare sono una attaccata all'altra e non ci sono strade che protano in spiaggia.
Scartata subito Malibù, siamo passati alla spiaggia successiva, Santa Monica.
Li abbiamo parcheggiato e fatto due passi sulla sabbia.
Diciamo che era la classica spiaggia che si vedeva nei vari film americani e soprattutto su Baywatch (mancavano però le bagnine tettone).
Finita la passeggiatina sulla spiaggia siamo saliti in centro a Santa Monica, lì nella Downtown c'è una strada pedonale molto bella, dove ci sono anche vari artisti di strada che suonano.
Dopo aver pranzato abbiamo ripreso la macchina e ci siamo diretti a Venice Beach.

In un primo momento eravamo rimasti abbastanza delusi quando abbiamo visto la spiaggia di Venice, ma è bastato fare un pò di strada attraversoi il lungomare per vedere il vero volto di Venice.
A Venice Beach trovi veramente di tutto, dai campi di paddle tennis (tennis coi racchettoni da spiaggia) alle palestre all'aperto, per non parlare poi dei vari artisti di strada, campi da basket, uno skate park ed innumerevoli negozietti e bancarelle dove vendono di tutto.
Abbiamo girato Venice fino al tramonto e devo dire che vedere il sole tramontare sul mare è una cosa spettacolare, con la cornice di Venice poi diventa quasi surreale.
Ah dimenticavo c'è pure una sorta di circo (è più che altro una casa) con i fenomeni da baraccone o freak, pazza pazza Venice.
La sera abbiamo cenato a Redondo sul porto, in un pub.
Li abbiamo anche visto l'incontro, attesissimo qui, di boxe tra Margarito e Pacquiao.
Finito il match siamo tornati in Ostello.
Hollywood Boulevard


Universal Studios

Universal Studios


Universal Studios

Los Angeles - Downtown


Los Angeles - Downtown

venerdì 12 novembre 2010

Ok eravamo rimasti al motel vicino alla Death Valley.
Ieri mattina siamo ripartiti in direzione LA.
Siamo arrivati all'aereoporto di Los Angeles ed abbiamo lasciato giù l'auto che ci aveva accompagnato durante il nostro lungo ed emozionante viaggio.
Preso un taxi ci siamo fatti portare in ostello, dove abbiamo scaricato i bagagli e ci siamo riposati un attimo.
Dopo aver mangiato al Jack in the Box, l'ennesimo fast food americano, abbiamo tentato di raggiungere la stazione della metro a piedi, purtroppo non ci siamo riusciti ed abbbiamo dovuto ripiegare sullo shuttle gratuito offerto dallostello.
Presa la metro ci siamo diretti alla Downtown di LA ed bbiamo girato la zona.
Subito ci siamo resi conto di quanto sia difficile girare Los Angeles con i mezzi pubblici, questo perchè sono parecchio lenti e complicati.
Dopo aver cenato abbiamo preso un taxi e siamo tornati in ostello.
Oggi, decisi più che mai, abbiamo noleggiato un auto e siamo andati a Hollywood.
Prima tappa sono stati gli studios della Universal, ci è costata parecchio l'entrata (74 dollari) però non si poteva fare a meno di vederli.
Li ci sono varie giostre a tema, noi siamo stati alla casa degli orrori ed a Waterworld, quest'ultima poi davvero spettacolare con stuntman ed effetti speciali paurosi.
Inoltre c'è un trenino navetta che ti porta all'interno degli studios, li vedi (da fuori) i vari hangar dove allestiscono i set ed i set all'aperto (lo squalo, il motel di Norman bates, il quartiere di desperate housewife) ed altri set a tema King Kong, la mummia etc.
Finita questa esaltante visita siamo andati in centro ad Hollywood ed abbiamo passeggiato sull'Hollywood Boulevard e sul Sunset Boulevard.
Ripresa la macchina siamo tornati in ostello.

Ok, l'orario è giusto

Finalmente giunti a Los Angeles (per i più fichi: LA) abbiamo finalmente sincronizzato gli orologi alla perfezione e sappiamo calcolare con esattezza l'ora in italia (siete 9 ore avanti). Ora proverò rapidamente a descrivervi come si è evoluto il problema orario mentre eravamo in viaggio.
Gli USA hanno 4 principali fusi orari: Eastern Time (New York -6 rispetto all'Italia), Central Time (Chicago -7), Mountain Time (Denver, Monument Valley -8), Pacific Time (Los Angeles -9). Le cose sono andate abbastanza bene con gli orologi fino all'arrivo al famigerato e "amatissimo" Kansas (Central Time CT). Infatti l'ultimo weekend di Ottobre in Italia è scattata l'ora solare. In America però l'ora solare scatta la prima Domenica di Novembre e non tra Sabato e Domenica come sarebbe sensato, ma tra Domenica e Lunedì. Immaginate quindi a quanti americani si trovano nella scomoda situazione di terrore di dover svegliarsi Lunedì per lavorare all'orario giusto (e se avete un iPhone 4 sicuramente non si è aggiornato automaticamente coff coff). Quindi le ore di differenza non erano più 7 ma 6 come quando eravamo a New York. La cosa si complica al nostro arrivo alla Monument Valley lato Utah. Specifico lo stato perché il parco è situato tra lo Utah e l'Arizona. Arizona che, simpaticamente, ha deciso di non considerare l'ora legale e quindi prima del cambio di orario li c'era la stessa ora di Los Angeles (quindi -9 e non -8 come nello Utah).
ATTENZIONE!
Questa brillante idea non vale però all'interno della riserva degli indiani Navajo che nella sua vastità comprende anche la monument valley. Quindi, se siete in Arizona, ma nella monument valley, l'orario è quello dello Utah (-8) perchè vige l'ora legale (ai simpatici indiani piace proprio tanto l'ora legale), ma appena ne uscite per andare, come nel nostro caso, al Grand Canyon, dovete regolare gli orologi un'ora indietro. La cosa appariva semplice se non per il fatto che proprio in quei giorni è scattata l'ora solare in America. Quindi in tutti gli stati si andava un'ora indietro, eccetto in Arizona che ora avrebbe avuto l'orario dello Utah finalmente. Arrivati finalmente in California, abbiamo messo gli orlogi a posto, anche se ci sono stati momenti in cui in  tre persone avevamo tre orari diversi.
Adesso vediamo se "qualcuno" fa citazioni sull'Arizona :P

PS: oggi: Hollywood e Universal Studios!

giovedì 11 novembre 2010

Dune sabbiose


Veduta dall'alto della Death Valley

Zabriskie Point


Death Valley

Oggi dopo aver lasciato i lussuosi alberghi e le sfavillanti luci di Las Vegas, abbiamo ripreso il nostro viaggio.
La tappa sucessiva era la Death Valley, ci siamo arrivati a mezzogiorno circa.
Li siamo passati nuovamente dal caotico panorama cittadino alla quiete più assoluta delle distese desertiche americane.
In alcuni tratti della Valle sembra quasi di essere sbarcati sulla luna, viste le strane formazioni rocciose, in altre invece le dune sabbiose ricordano le distese del sahara.
Circondati da questo surreale e silenzioso panorama, ci siamo spostati nei vari punti d'interesse che il tempo a noi concesso, ci permetteva di vedere.
Verso sera rimontati in groppa al nostro destriero a quattro ruote, come dei cowboy pronti a cavalcare verso il tramonto, ci siamo ributtati in strada percorrendo il lungo serpente che, attraverso la valle, ci avrebbe portato fuori di essa.
Fermati ad un motel, riposiamo in vista del ritorno in una nuova e caotica realtà, ripensando ai momenti in qui si aveva l'impressione di essere fuori dal mondo.
Ora Los Angeles, la città degl'angeli ci aspetta, riservandoci (spero) le ultime intense esperienze prima del nostro ritorno in Italia....
Casinò Luxor

Casinò New York New York


Casinò Paris


Casinò Caesars Palace

Casinò Venezia


Casinò Venezia

Casinò Palazzo


Casinò Encore

mercoledì 10 novembre 2010

Scusate l'interruzione

Ci ha particolarmente fatto piacere vedere quanti si siano preoccupati di avere notizie sul blog che non veniva aggiornato dal nostro arrivo a Las Vegas. Il motivo non era sicuramente una sorta di censura su quello che poteva succedere (siamo tre bravi ragazzi, lo sapete tutti), ma il prezzo della connessione Internet dall'albergo era davvero eccessivo. Lasciata la città dell'eccesso, siamo giunti nella nostra sistemazione preferita in territorio americano: il motel. Pochi dollari per una stanza, wi-fi e colazione tutto incluso con il parcheggio davanti alla porta.
Ok lo ammettiamo. Il servizio valet al Golden Nagget a Las Vegas ci è piaciuto parecchio. Scendere dalla macchina e lasciare le chiavi al parcheggiatore è una bella sensazione. Eravamo però troppo imbarazzati da tutta la cortesia, da volerci prenderci le valige da soli per portarcele in camera. Dopo aver varcato la lussuosissima soglia, c'è quella lieve sensazione di essere dei pesci fuor d'acqua. Check-in immediato e ci ritroviamo 3 chiavi per la stanza 17-122. Immediatamente mi sento di chiedere: "17? Is it on 17th floor??". Dopo 5 minuti di passeggiata tra moquette, pareti di oro e specchi, piscine con un acquario così gigante da farci passare uno scivolo dentro e un esercito di ascensoi, arriviamo alla nostra stanza.
Ci abbiamo messo mezza giornata poi a capire dove realmente eravamo. Il Golden Nugget è uno degli storici alberghi della vecchia downtown di Las Vegas, che dista un paio di chilometri dalla strip, ossia la strada che raggruppa tutti quegli hotel-casinò che normalmente vedete inquadrati dall'alto ad ogni inizio di episodio di C.S.I. (punto e a capo)
Fortunatamente, il downtown è stratto riqualificato per bene grazie al Fremont Street Experience ossia alla costruzione di una immensa struttura che copre una estesa area pedonale di circa 300 metri che comprende tutti i casinò storici. Su questa struttura a cupola è incastonato il più grande monitor a led del mondo collegato a un impianto audio dolby disseminato ovunque. Alle 20:00 della sera, tutti i neon e lucine delle storiche insegne si spengono per accendere questo mostro tecnologico sopra la testa di tutti. Ricordo quando è partito una sorta di tributo ai Doors con immagini e interpretazioni su alcuni pezzi che venivano sparati fuori dalle casse. Descrivere a parole quello che si è visto nel mentre è molto difficile, ma l'effetto è assolutamente stupefacente e coinvolgente. Si rimane a naso in su e a bocca aperta per 15 minuti, tutti imbambolati dai colori, dai suoni e dal fatto che tutto si svolge su un area spaventosamente gigantesca.
Spostarsi da Fremont alla strip è molto semplice e c'è un autobus che passa spesso e velocemente. Nella strip le dimensioni si moltiplicano all'ennesima potenza. Follia, eccesso, tutto quello che comunemente si dice su questo posto è vero. Inutile descrivere i vari casinò uno ad uno: dal Venetian al Paris, dal Caesar al Circus. Ognuno con la sua caratteristica eccessiva per rendersi unici e impressionanti. Poi con la loro vanitàa turno si animano con i loro show: la battaglia sulle navi del Treasure Island, il vulcano artificiale del Mirage, i giochi d'acqua del Bellagio e gli assurdi e davvero disgustosi giri in gondola del Venetian.
Adesso direte: si bella Las Vegas, ma che avete fatto? Beh, come tutti ci hanno suggerito di fare:ci siamo divertiti.

sabato 6 novembre 2010

Grand Canyon


Grand Canyon


Grand Canyon


Grand Canyon

Secondo giorno al Grand Canyon.
Questa mattina,dopo la solita colazione di rito, siamo tornati al Canyon.
Nella prima parte della giornata abbiamo visto la parte centrale, quella che ci mancava, evitando i bus navetta e spostandoci solo a piedi.
Dopo le solite centinaia di foto ed anche qualche video, ponch è ormai il nostro cameraman ufficiale, ci siamo fermati a mangiare.
Poi abbiamo fatto due passi nei boschi all'interno del parco sperando di incontrare qualcuno dei molti animali sparsi liberi, ma purtroppo niente da fare abbiamo visto solo qualche scoiattolo e i soliti corvi (che sono giganti).
Tornati alla macchina siamo saliti su e siamo riparti per un altro punto di osservazione del canyon, li abbiamo scattato le ultime foto e siamo rimasti qualche minuto ad osservare ancora l'incredibile panorama che offre in Gran Canoyn.
Visto che oramai avevamo visto quasi tutto, siamo ritornati in hotel.
Li abbiamo passato l'ultima parte del pomeriggio, rissandoci un pò ed inoltre abbiamo prenotato l'hotel di Las Vegas.
La sera cena veloce da Wendy's e qualche partita a biliardo nella sala giochi dell'hotel.
Domani si parte per Las Vegas, una delle città più pazze e assurde d'America, vedremo come andrà a finire....

venerdì 5 novembre 2010

Questa mattina, dopo aver fatto una gran dormita, abbiamo caricato i bagagli in macchina e dopo aver dato l'ultimo saluto allo splendido panorama della Monument Valley siamo ripartiti verso la nostra nuova meta.
La tappa sucessiva era il Grand Canyon.
Per pranzo ci siamo fermati in un paesino, Cameron, ovviamente dopo essere entrati in Arizona.
Per le due e mezza circa siamo arrivati al Grand Canyon, li abbiamo perso un pò di tempo per trovare l'hotel, causa errore mio e di Natty (avevano scritto l'indirizzo ma ci erevano dimenticati di scriverci giù anche il nome dell'hotel).
Comunque risolto il problema hotel siamo saliti in camera per lasciare i bagagli, tempo dieci minuti ed eravamo già in partenza per il parco ed il Canyon.
Per entrare nel parco si pagano 25 dollari, il pass è comunque valido sette giorni.
All'interno del parco ci sono dei bus navetta gratuiti che ti portano nei vari punti panoramici del canyon.
Alle sei circa, dopo aver fatto un giretto leggero (il più lo faremo domani), siamo tornati alla macchina e siamo tornati in hotel.
Per cena siamo andati in una steak house stile western, li abbiamo mangiato dell'ottima carne, porzioni molto abbondanti.
Finito di mangiare siamo tornati in camera.
Domani approfondiremo la visita del Grand Canyon e poi dopodomani si va verso Las Vegas.

giovedì 4 novembre 2010

Natty cowboy

Panorama valle


Questa mattina svegliati abbastanza presto e fatto una buona colazione, siamo partiti dal motel di Cortez e abbiamo percorso le ultime miglia che ci dividevano dalla Monument Valley.
Siamo così passati dal verde e montagnoso Colorado al desertico e sassoso Uthah, la strada ha iniziato così a snodarsi attraverso queste distese di roccia rossa modellata dal vento, che fanno da cornice alla riserva indiana Navajo.
Alla valle siamo arrivati sulle undici di mattina, li abbiamo parcheggiato, scaricato i bagagli e siamo rimasti qualche attimo ad ammirare a bocca aperto lo spettacolare panorama che ci offriva l'albergo.
Affamati abbiamo pranzato e subito dopo siamo andati a prenotare il tour guidato nella valle.
Il tour iniziava alle tre ed era appena l'una, quindi abbiamo fatto un giro dentro al gift shop dove vendevano souvenir di fabbricatura indiana e poi ci siamo rilassati un pò nel nostro "boungalow".
Alle tre siamo saliti sul furgone, dove nel cassone dietro avevano ricavato una sorta di pulmino senza finestre e siamo partiti per la visita.
Il tour e durato tre ore e mezza ed è stato fantastico, praticamente il pulmino ci portava attraverso strade sterrate (veramente inpraticabili se non si ha una jeep) che attraversavano il cuore della valle, inoltre ogni tanto c'era una sosta nei vari punti d'interesse dove potevi fare foto in tranquillità (altrimenti tra i salti continui dovuti alle buche e alle condizioni pessime delle strade era un'impresa fare foto).
Per finire in bellezza l'ultima sosta era in un punto dove potevi fotografare una delle famose roccie della valle al tramonto.
Dimenticavo di dire che la giuda, che aveva il doppio compito di guidare e parlare.
Finito il tour siamo tornati all'albergo e ci siamo fiondati alla laundry a lavarci un pò di roba, subito dopo abbiamo cenato e poi dritti a letto.

mercoledì 3 novembre 2010

Il trenino

Sulla cima della montagna (notare l'altezza segnata)


Panorama durante la salita


Veduta dal trenino


Veduta dal trenino 2

A un passo dalla gloria




Manca poco. L'ultima abbuffata di chilometri è andata e ormai restano soltanto delle tratte percorribili in poche ore.Siamo a Cortes (Colorado) dove finalmente abbiamo un motel che riesce a risolvere il problema di dover dormire assieme con il vizio di arrotolarsi le coperte come polli allo spiedo. Finalmente 3 letti! La giornata è stata lunga e impegnativa con una sveglia abbastanza mattutina per poter prendere il trenino che ci ha portato al Pike'sPeak, ossia una delle cime più alte del Colorado (14000 piedi, circa 4200 metri). Il trenino (Pike's Peak Cog Railway) è ancora quello usato negli anni '60 (anche se questa salita su binari esiste dal 1860 ca) e avendo prenotato con larghissimo anticipo, il Natty ha avuto il privilegio di poter seguire il macchinista da molto vicino. Con tutto quel ruotare di levette,pulsantini, volanti e altro, ci era quasi parso che premesse pure qualcosa solo per fare scena. Lo spettacolo credo possa essere documentato dalle foto che Marco probabilmente pubblicherà, ma credo sarà difficile descriverlo anche con le riprese. Immerso in uno dei numerosi parchi nazionali del Colorado, cascate (alcune un po' artificiose. Non è possibile che esista un numero così elevato di cascate che cadono proprio ai lati della ferrovia in ottima posizione da foto), rocce di forme inedite a noi abituati alle Alpi. Alla cima il povero Michele ha avuto un mezzo mancamento per carenza d'ossigeno. Uno dei ragazzi del negozio non faceva altro che dire a tutti di bere acqua (1,5 $ a bottiglietta credo).
Torniamo giù pronti per rimetterci in auto lasciando la tanto graziosa quanto bizzarra Manitou Spring. Un paesetto pieno di edifici in stile western e coloratissimi che ti vien da chiedere se sia abitata da figli di Yippie o se sia una clamorosa trappolona turistica. Una volta visti gli abitanti locali, abbiamo votato per la prima opzione. Negozi che non avevo mai visto, ma sopratutto (e qui potrei risultare patetico) era la gigantesca sala "arcades" riempita di decine di giostrine a gettoni per bambini, fino ad una collezzione di videogiochi ancora funzionanti che andavano dal vecchio Qbert o Asteroids o Pac Man, ai più recenti Tekken e compagnia bella. Poco più in la un altro negozio simile con dei giochi sempre a gettoni ma di quelli meccanici, non elettronici. Tutti mantenuti in perfette condizioni e funzionanti. Ero commosso. Purtroppo le elezioni mid-term americane hanno fatto chiudere moltissimi negozi già alle 17:00 (ora ho capito perchè non si voterà mai di Martedì in Italia: si rischierebbe una paralisi economica istantanea) oltre che a far vincere i repubblicani della Palin.
Il resto del viaggio è stato affascinante in ogni suo miglio (o quasi). Il Colorado cambia continuamente: dalle gigantesche pianure semi desertiche, con la strada che si immerge in mezzo seguendo dei sali scendi, fino alle salite mai troppo impegnative sulle montagne rocciose tra i parchi naturali. Gli affascinanti paesi che abbiamo attraversato è tale che per un po' mi son pentito di non aver puntato di più sulle storiche Highway americane piuttosto che sulle iper accessoriate interstatali (anche se notevolmente più veloci). Viaggiare in auto in America è davvero bello. Questo rispetto dei limiti di velocità (più o meno, ma più che in Italia di certo) rende la gente tranquilla (apparentemente eh) e ordinata in tutto quello che fa.

Per ora non so che altro scrivere, ma vorrei almeno lasciarvi il link relativo al lavoro di una fan americana (la già citata Wendy di Chicago). Ecco il famoso sulle aspiranti maratonete (o almeno questo è il blog, in quanto produce un film vero e proprio).
http://milesandtrialsfilm.blogspot.com/

martedì 2 novembre 2010

Manitou Springs

Garden of God's


Denver


La mattina dopo una gran colazione a base di uova, bacon, patate e focaccine/toast, siamo saliti in macchina ed abbiamo impostato il navigatore per il centro di Denver.
Arrivati in città abbiamo parcheggiato, al misero costo di un dollaro al giorno, ed abbiamo iniziato la nostra visita della città.
Dopo le solite centinaia di foto e l'acquisto da parte mia e di Michele, di un cappello da vero Cowboy, abbiamo deciso di passare alla tappa successiva.
Denver è una città carina, però non ha molto da offrire al turista che la vuole visitare.
Ripresa l'autostrada ci siamo diretti verso Colorado Spring.
Arrivati sul posto volevamo subito fare il tour con il trenino che consiste in un giro di 3 ore attreverso le montagne a bordo di un treno particolare.
Purtroppo l'ultimo trenino partiva a mezzogiorno e noi siamo arrivati li che erano le tre di pomeriggio, allora abbiamo ripiegato su un parco nazionale, Garden of God's.
Scelta azzeccatissima visto che il posto era fantastico, praticamente dopo aver parcheggiato entravi a piedi e giravi in questa radura, in mezzo alle gigantesche roccie rosse del Colorado.
Tornati giù ci siamo fermati in un motel ai piedi di paesino veramente particolare, con negozzi e case che ricordano un pò lo stile vecchio western (il paese e lo stesso dove si prende il famoso trenino).
Li poi abbiamo mangiato e poi siamo tornati in motel.
Redrock

Redrock

Lasciata Topeka ci siamo ributtati in strada e abbiamo passato la maggior parte della giornata per attraversare il Kansas.
Facendo ciò abbiamo capito il perchè gli americani deridono tanto il Kansas, praticamente ci sono solo distese infinite di praterie e campi.
Verso sera siamo arrivati nelle vicinanze di Denver, in Colorado, ed abbiamo deciso di fare subito una tappa a Redrock.
Il posto è un anfiteatro scolpito nella roccia rossa, tipica del Colorado, situato sulla cima di una piccola montagna.
Diciamo che merita veramente di essere visto, anche prechè il panorama è fantastico.
Finita la visita siamo tornati verso Denver e ci siamo fermati in un motel, li poi la sera abbiamo mangiato qualcosa e siamo andati a letto.

Cacciatori di tornato





La partenza da Chicago mi ha un po' intristito, ma allo stesso tempo non vedevo l'ora di rivedere Michele alla guida (al quale davvero va un applauso per l'estrema tenacia e resistenza alla guida). La direzione è quella verso Kansas City. Città che oltre al BBQ e al Jazz non dovrebbe offrire molto altro. Diciamoci la verità: a noi tre del jazz non importa proprio nulla: a noi interessa il barbecue!
Ci lasciamo quindi alle spalle l'ostello nella greektown (strana gente i greci di Chicago), lasciamo le alte tasse dell'Illinois (anche se la nostra IVA continua a fargli un baffo) e ci immergiamo nei campi dell'Iowa.
Iowa, paese totalmente immerso nella cultura folk americana. Tra Iowa city e Des Moines non si vede davvero altro se non qualche capannone che vende macchine agricole tra una farm e l'altra. Per pranzo ci fermiamo in una delle uscite e con una discreta fortuna troviamo un vero e proprio outlet dell'abbigliamento. I prezzi erano proprio bassi e vi assicuto che ho visto Marco sognare di avere una carta di credito per poter far man bassa di t-shirt da very bad guy. Prendiamo qualche cosa da vestire, qualche paio di scarpe e ci rimettiamo sulla strada. Il resto del viaggio non presenta particolari sorprese. Dall'Iowa passiamo al Missouri dove al posto dei campi coltivati troviamo gli allevamenti.
Stato molto più verde e variegato. Mi avrebbe incuriosito molto poterlo vederlo specie verso le rive del Missouri e magari girando verso St. Louis, ma il tempo è sempre troppo poco. Ci rimaniamo davvero poco, giusto il tempo di dibattere animatamente sul fatto che Kansas city sia nel Missouri o nel Kansas (per scoprire alla fine che la città beatamente è su entrambi gli stati). Troppo presto per cenare e quindi pensiamo sia ancor più tipico provare un buon BBQ nel profondo Kansas e quindi ci fermiamo a Topeka, capitale dello stato. Davvero impossibile trovare un posto dove mangiare decentemente (quindi stiamo escludendo MacD, Subway vari che sono davvero ovunque vi sia vita umana) senza appellarci all'aiuto del ragazzo della pompa di benzina. Dopo aver fatto il pieno ci rivolgiamo a lui per qualche indicazione. La stazza e il luccichio degli occhi alla parola BBQ ci aveva fatto capire che il ragazzo ne sapeva parecchio sull'argomento. Ci consiglia quindi di andare da Boss Hawg sulla 29th. Pur avendo un GPS sotto mano, non è stato facile trovarlo subito. Ci aiuta una signora su una sedie a rotelle elettrica che ci indica il posto dicendo che “ci avrebbe portato lei fino al posto,ma forse ci avrebbe rallentato troppo”.
Il ristorante è esattamente quello che ti immagini di trovare quando pensi al cattivone di Hazard. Il bar pieno di televisori in ogni angolo del locale con talvolta 5 tv su di un unico lato in modo da poter mostrare quanti più eventi sportivi contemporaneamente. Oltre a quello un immensa parete dedicata alla proiezione del college football. Dall'altra parte il ristorante con un solo misero TV a 50 e passa pollici con i tavoli tapezzati dalle classiche tovaglie a quadri rossi e bianchi. Paghiamo, laciamo la mancia a Maxie e cerchiamo il motel dove dormire.
Ora siamo di nuovo sulle strade del Kansas, paese dei tornado e dai campi sterminati. I continui sali scendi della strada, la vegetazione che lentamente si fa sempre meno fitta miglia dopo miglia e la radio satellitare che trasmette Joe Jackson, Rolling Stones, Jim & Jimi e tante altre prelibatezze che rendono tutto più affascinante come sempre.